L’economia (vegetale) di Francesco

Dal 2020 partecipo al movimento globale di giovani economisti e imprenditori voluto da Papa Francesco. Più volte mi hanno chiesto come’è l’Economia di Francesco, quali sono i suoi caratteri essenziali.

La mia esperienza con la cooperativa il Sicomoro è stata protagonista dell’edizione 2021 con questo corto

Non credo che al momento esista una definizione di Economia di Francesco, un confine chiaro che permetta di decidere cosa è dentro e cosa è fuori. Questo è l’aspetto più complesso, ma anche il più sfidante di questo processo che -per dirla con Zygmunt Bauman- è perfettamente liquido. Non esistono tessere associative, marchi di qualità e incarichi elettivi o sistemi di valutazione in grado di decidere cosa è dentro Economy of Francesco o cosa ne è fuori. Tutto quello che sta nascendo nel mondo attorno a questa esperienza (imprese, pubblicazioni, movimenti e appuntamenti) è soltanto “ispirato” all’economia di Francesco, ma quasi mai espressione diretta e riconosciuta di EoF. Questa tensione tra ispirazione e riconoscimento, che avrebbe fatto esplodere qualsiasi organizzazione, sta dimostrando all’interno di Economy of Francesco una capacità generativa inedita.

Forse in una sola occasione ho avuto l’impressione di vedere in modo nitido cosa fosse l’economia di Francesco. Durante una visita privata, a porte chiuse, della Basilicata superiore di San Francesco ad Assisi. Con alcuni amici dell’hub italiano di Economy of Francesco abbiamo ripercorso il ciclo pittorico di Giotto provando ad associare a ciascun affresco della vita del Santo ad esperienze concrete di economia di Francesco.

Se una definizione esatta non esiste, provo a dirvi quali sono secondo me i suoi tratti distintivi. Perchè l’economia di Francesco non è l’economia circolare, non è l’economia sostenibile, né quella civile.

Il primo post su questo blog dedicato a The Economy of Francesco

Non credo Francesco d’Assisi abbia mai pensato a teorie economiche o a forme di finanza etica. Eppure, figlio di mercante permeato della cultura del commercio, attinge a piene mani dal linguaggio e dal paradigma economico per costruire il suo messaggio evangelico. Della cura dei beni comuni (il sine proprio) alla centralità della fraternità, fino all’abbraccio con il lebbroso (sine merito): per molti simbolo di un’economia che non è per i poveri, semplici beneficiari di politiche di sussidio, ma un’economia che è con i poveri. Papa Francesco nell’ultimo incontro con i giovani di Economy of Francesco ha detto:

La prima povertà dei poveri è essere esclusi dal dire la loro, esclusi dalla stessa possibilità di esprimere un pensiero considerato serio. Si tratta di dignità e rispetto, troppo spesso negati. (…) Non possiamo più continuare a escludere sguardi diversi dalla prassi e dalla teoria economica.

Ad un aspetto, però, non avevo mai pensato, alla possibilità che la Laude di Francesco d’Assisi potesse spingerci ad imparare dalle piante un nuovo paradigma economico. Un’economia vegetale, in contrapposizione al modello “animale” a cui sarebbe ispirata un’economia tutta basata sulla divisione e specializzazione dei suoi singoli organi e su una struttura organizzata gerarchicamente. Il paradigma vegetale imporrebbe invece un’organizzazione decentrata e modulare, risposte innovative, conoscenza raffinata dell’ambiente, resilienza, sensibilità, capacità di cooperazione e di relazioni mutualistiche, alcune delle caratteristiche delle piante. Un’econmia con più potere distribuito, meno velocità, meno spostamenti fisici di persone e di merci, più ancoraggio al territorio.

Su Rai1 per raccontare Economy of Francesco e la mia esperienza

Questo paradigma, ispirato per tanti aspetti al pensiero di Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale, teorizzatore dell’intelligenza delle piante, ha spesso fatto il paio in Economy of Francesco con l’esperienza della cooperativa il Sicomoro, che in più occasioni mi è stato chiesto di raccontare.

Più di recente sono stato contattato da un collega giornalista, lavora per Rai Parlamento, Mario Scelzo, operaio della prima ora nella Comunità di Sant’Egidio. Ci siamo incontrati a Matera e abbiamo chiacchierato per ore, gli ho raccontato della mia esperienza in Economy of Francesco e, soprattutto, di come quella esperienza stava orientando la mia vita professionale. Proprio in quelle settimane stavo infatti maturando la decisione di lasciare la cooperativa il Sicomoro e la direzione della RSA Brancaccio di Matera. Mario ha avuto la pazienza di tradurre quella chiacchierata in diverse pagine, addirittura un capitolo, il terzo, del suo ultimo libro “Chiesa in uscita”.

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